Tassi molto bassi: per la Bce ne avremo a lungo
Tassi molto bassi: per la Bce ne avremo a lungo
I tassi saranno ancora molto bassi: si manterranno ai livelli attuali, o addirittura scenderanno ancora, per un periodo lungo, ben oltre il termine della Quantitative Easing. Queste sono le aspettative della Bce, che nella figura del governatore Mario Draghi ha lasciato intendere come la ripresa e le prospettive di crescita economica rimangano solide, nonostante alcune aree continuino a manifestare evidente debolezza. Il Pil dell’area euro è cresciuto dell’1,7% contro il 2% degli Stati Uniti. Dunque, un aumento dei tassi nel breve termine rimane un’ipotesi estremamente remota.
Dall’analisi si può notare come, in passato, l’andamento dei tassi era strettamente collegato a crescita economica e, conseguentemente, dell’inflazione. Oggi invece sono subentrati fattori esterni molto importanti, che hanno stravolto il quadro macroeconomico: in particolare la globalizzazione e l’aumento di produttività del petrolio, dovuto ad una migliore efficienza tecnologica. Il petrolio continuerà ad essere, ancora per molto tempo, la materia prima più importante nonostante la crescita delle fonti di energia rinnovabili.
A causa delle motivazioni sopraindicate, la crescita non è più associata necessariamente con l’inflazione. La globalizzazione e petrolio esercitano una forte pressione deflazionistica e nelle nuove economie mondiali l’inflazione rimane dunque molto bassa.
Lo scopo della politica monetaria espansiva realizzata dalla Bce, tramite il quantitative easing, rimane quello di riportare l’inflazione all’obiettivo dichiarato del 2%. Draghi ha voluto ribadire che l’inflazione di base non mostra segnali convincenti di ripresa e che, prima di normalizzare la politica monetaria, è necessario che l’inflazione sia vicina ma leggermente inferiore al 2% per l’intera Eurozona. Il compito dell’attuale politica economica sarà quello di sorvegliare l’andamento dei prezzi e di evitarne la crescita improvvisa.
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